Buongiorno,
oggi vi racconto com’è stata la mia visita al Castello Estense di Ferrara, il maestoso simbolo di Ferrara con le sue quattro torri circondate dal fossato, i rossi mattoni di cotto, le eleganti balaustre bianche, le prigioni e le sale per i giochi e il diletto di corte.
Devo dire che mi ha colpito molto sia l’esterno ma soprattutto l’interno, ben gestito e ben tenuto in senso di manutenzione.
La cosa che mi è piaciuto di meno sono le prigioni, sono luoghi che mi inquietano molto invece ho trovato molto bello in giardino degli aranci e i soffitti sono qualcosa di stupendo.
Spero con questo articolo di farvi immaginare di essere presenti anche voi nelle stanze del Castello e vedere attraverso le mie fotografie le bellezze che contiene al suo interno.
Nel 1385, una pericolosa rivolta convinse Niccolò II d’Este della necessità di erigere una poderosa difesa per sé e la sua famiglia sorse così il Castello di San Michele.
A quel periodo risalgono la massiccia imponenza, il fossato, i ponti levatoi, le torri austere.
Passarono i secoli e i pericoli di sommosse cessarono. Allora il castello fu abbellito e slanciato per divenire la magnifica residenza della corte.
Le imponenti torri, poste ai quattro angoli del Castello svettano ancora oggi sulla città, simbolo indelebile della grandezza e magnificenza della Famiglia D’Este.
INTERNO:
Al piano terra la visita inizia dalle Sale Gotiche: nella prima si trova il modello in scala del castello nel suo aspetto trecentesco; le seguenti tre sono dedicate ai diversi aspetti della vita della Corte estense.
Gli Este figuravano fra le più antiche dinastie signorili italiane e – soprattutto dopo la caduta degli Scaligeri, dei Carraresi, dei Visconti – se ne mostravano ben consapevoli.
La cultura di corte: Leonello e l’Umanesimo
Nel 1428 Nicolò III chiamò a Ferrara Guarino da Verona (1376-1460) – uno dei maggiori umanisti italiani del tempo – per educare il figlio e successore in pectore Leonello: Guarino sarebbe poi rimasto in città per oltre trent’anni, esercitando un profondo influsso non solo sul suo ex allievo – incarnazione del modello ideale di principe “umanista”, secondo la letteratura encomiastica -, ma anche sui circoli intellettuali e più in generale sulla cultura cittadina.
Nel corso del Quattrocento fra le Virtù sovrane per eccellenza vengono annoverate sempre più spesso la Magnificenza e la Liberalità: ossia la predisposizione del principe a commissionare grandiose opere d’arte e d’architettura, offrendo così una manifestazione tangibile della sua volontà di non accumulare potere e ricchezze per se stesso, da tiranno, ma di impiegarle per accrescere l’onore e il prestigio della dinastia, a servizio del bene pubblico.
La grande sala delle cucine venne costruita nei primi anni del Cinquecento per volontà del duca Alfonso I, grazie all’ampliamento dell’avancorpo est che venne avanzato fino a poggiare sulle fondazioni dell’antica e ormai distrutta Porta del Leone.
Questa Saletta è un ambiente aggiunto recentemente al percorso del Museo e che documenta in maniera eccezionale, attraverso evidenze architettoniche e decorative, le fasi costruttive del monumento nei secoli XIV e XV.
Attraverso uno stretto corridoio e una porta bassa profonda si raggiunge la prigione di Don Giulio, così chiamata perché vi fu rinchiuso per lungo tempo il principe Giulio, fratello di Alfonso I. Sui muri, le parti intonacate presentano scritte eseguite dai prigionieri nel XVI secolo.
Tornati nel corridoio, si scende una ripida scaletta e si raggiungono le prigioni di Ugo e Parisina, protagonisti di una delle pagine più drammatiche della storia estense.
Al piano nobile, degli antichi appartamenti sono visibili alcune sale prive degli arredi originali, ma arricchite da soffitti sontuosi.
Loggia e Giardino degli Aranci
Nel Rinascimento Ferrara era famosa per i suoi giardini, creati ad imitazione di un ideale edenico aggiornato secondo i canoni della cultura cortese e cavalleresca. Boschi, grotte, montagne, geometrie di siepi, aiuole odorose, giochi d’acqua avevano trasfigurato il paesaggio attingendo a tutte le risorse delle arti e della tecnica.
In testa all’antico “Salotto della Credenza”, ora Sala del Consiglio, a partire dalla fine del 1590 vennero iniziati i lavori per la costruzione di una nuova cappella, la cui progettazione fu affidata all’architetto Alessandro Balbi, già impegnato in Castello per la ricostruzione dopo il terremoto del 1570.
In questa sala si celebrava, come era in uso nelle dimore aristocratiche italiane fin dalla fine del Quattrocento, l’andamento del tempo e il funzionamento dell’Universo.
La sala ospita un grande plastico di Ferrara ispirato alla settecentesca e celeberrima Pianta del Bolzoni realizzato a fine anni 80.
Il Salone dei Giochi era la sala d’onore dell’Appartamento dello Specchio; si raggiungeva salendo lo scalone di marmo a rampe rettilinee posto nell’accesso nord del Castello, prima di arrivare al cortile.
La Torre di Santa Caterina e i locali adiacenti vennero trasformati in abitazione una prima volta alla fine del Quattrocento per il giovane Alfonso non ancora duca III, che vi collocò i suoi laboratori e fucine di “lambichi” vari; tramite il rivellino il principe poteva accedere al Giardino del Padiglione.
Questa saletta faceva parte dell’“Appartamento della Pazienza”. Da qui si accedeva alla “Galleria” fatta adattare dal duca Ercole II a partire dal 1554, lungo l’antica cortina di collegamento tra le torri di Santa Caterina e di San Paolo, per contenere le proprie collezioni d’arte.
È uno dei luoghi del Castello Estense che rappresenta l’ultima trasformazione del grande monumento. Dopo essere stato struttura di difesa e residenza principesca dei duchi estensi, con l’anno della devoluzione (1598) diventò Palazzo del Governo.
***sono solo alcune delle sale presenti all’interno del Castello.
L’arte per l’arte – Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis